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Fascicolo Sanitario Elettronico e il diritto del paziente di oscurare i propri dati

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è l’insieme dei dati e documenti digitali generati dalle strutture sanitarie pubbliche e/o private e relativi all’intera storia clinica di una persona. Al suo interno è possibile trovare documenti sanitari rilevanti come le prescrizioni mediche e farmaceutiche, i certificati e le esenzioni. Nel FSE è presente anche un patient summary (profilo sanitario sintetico) con i dati necessari a gestire un’emergenza sanitaria.

Al fascicolo sanitario elettronico possono accedere:

  • L’assistito che potrà consultare i propri documenti sanitari
  • Solo dietro consenso dell’interessato, tutti gli esercenti le professioni sanitarie che intervengono nel processo di cura dell’assistito, compreso il medico di base, a cui compete redigere il patient summary.
  • Le Regioni e il Ministero della Salute per finalità di governo e di ricerca (senza i dati identificativi diretti dell’assistito e nel rispetto dei principi di indispensabilità, necessità, pertinenza e non eccedenza).

Una volta prestato il proprio consenso, che può essere reso una tantum e può sempre essere revocato, il personale sanitario può accedere al FSE. A prescindere dal consenso dell’interessato, gli organi di governo sanitario (es. Ministero della salute) possono accedere a dati pseudonimizzati (ndr: sostituire i dati identificativi veri con dati identificativi falsi in maniera che i terzi non possano associare i dati personali ad una persona fisica, ossia l’interessato) per svolgere funzioni istituzionali.

L’informativa al consenso deve essere formulata con linguaggio chiaro e indicare, oltre a tutti gli elementi richiesti dall’art. 13 del Regolamento (titolare, finalità del trattamento, etc.), che i dati che confluiscono nel fascicolo sono relativi allo stato di salute attuale ed eventualmente pregresso dell’interessato. L’informativa deve, inoltre, indicare il diritto di conoscere quali accessi sono stati effettuati al proprio FSE.

Il Garante della Privacy,  in occasione della sanzione irrogata all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, rea di per aver messo a disposizione dei medici di famiglia, “per errore”, 293 referti di 175 pazienti, tra cui 2 minorenni e alcune donne sottoposte ad interruzione di gravidanza, “sebbene questi avessero esercitato il diritto di oscuramento nei confronti di tali documenti”, ha ribadito il principio cardine secondo cui tutti noi abbiamo il diritto di decidere quali dati e quali informazioni siano o meno accessibili attraverso il fascicolo elettronico.